Il Secolo d'Italia, riportò la notizia della sua morte scrivendo: "Solo un fulmine può stroncare una quercia".

giovedì


Arconovaldo Bonacorsi 
nasce a Bologna, 1898, muore a Roma, 2 luglio 1962

Quindicenne si iscrisse al Partito Repubblicano Italiano, divenendo acceso interventista, per poi aderire ai Fasci di Azione Rivoluzionaria. Allo scoppio della Prima guerra mondiale si arruolò come alpino volontario nel battaglione Valle Stura. 
Fu in seguito preso prigioniero a Monte Cavallo sulle Dolomiti e internato in Germania il 28 ottobre 1917.
Nel dicembre del 1918 fu rimpatriato in Italia e riprese il servizio militare a Milano, in un reparto dell'esercito utilizzato per la gestione dell'ordine pubblico, con il quale partecipò agli scontri di piazza contro i socialisti durante il biennio rosso e, soprattutto, nell'aprile del 1919.
Nello stesso anno, sebbene ancora nell'esercito (e quindi soggetto a divieto di attivismo politico), aderì ai nascenti Fasci Italiani di Combattimento. Entrò nel servizio d'ordine del movimento, con sede presso il Popolo d’ Italia e si fu squadrista, partecipando a numerosi scontri. Il 13 novembre 1919 fu arrestato per la partecipazione agli incidenti di Monza e di Lodi, trascorse quindi un periodo in carcere insieme a fascisti ed Arditi; durante la detenzione compose numerosi stornelli per passare il tempo con i compagni. Dopo il rilascio nell'agosto 1920 fu congedato dall'esercito e, nei mesi successivi, arrestato altre due volte a seguito di scontri con i socialisti: la prima per episodi avvenuti a Forlì, l'altra per fatti avvenuti a Santa Giustina di Rimini il 21 maggio 1921, in occasione dei funerali del fascista ucciso Giuseppe Platania. Fu condotto altre volte in questura per simili motivi. Durante questi numerosi scontri riportò diverse ferite, la più grave delle quali una lesione permanente alla bocca. In questo periodo fu nominato segretario del Fascio di Bologna, carica che ricoprì dal 1921 all'inizio dell'anno successivo. Nell'agosto 1922 partecipò all'occupazione di Ravenna, nel corso della quale fu ferito gravemente in azione, e di Ancona, nonché ai fatti di Parma.
Partecipò alla Marcia su Roma a capo delle squadre d'azione bolognesi, che giunsero fino a Monterotondo. Il 9 novembre 1925, dopo l'attentato Zaniboni al Duce, inviò a Mussolini un telegramma:
« Criminalità avversari fascismo et traditori patria impone esemplare punizione colpevoli. Offromi come boia per decapitare arrestati »
(Arconovaldo Bonacorsi)


Il 31 ottobre 1926 era di scorta a Mussolini nella sua visita a Bologna, quando questi subì l'attentato ad opera di Anteo Zamboni, poi linciato dalla folla guidata da Leandro Arpinati, Bonacorsi però fu in seguito prosciolto da ogni accusa da un tribunale formato nel dopoguerra.
Laureatosi in giurisprudenza il 9 luglio 1928, aprì uno studio legale a Bologna.
In seguito, entrato in rotta di collisione con il PNF per la sua amicizia con Leandro Arpinati, il 26 luglio 1932 fu arrestato insieme ad altri, ed espulso sia dal partito sia dal sindacato forense.
All'inizio della guerra civile spagnola i militari nazionalisti di stanza sull'isola e i falangisti furono sconfitti da un corpo di spedizione repubblicano composto da circa diecimila miliziani e costretti a ritirarsi verso l'interno[. Vista la situazione, Bonacorsi fu inviato da Mussolini col compito di ribaltare la situazione; giunto a bordo dell'idrovolante Santa Maria, sbarcò nelle isole Baleari il 26 agosto 1936.

il nome di copertura di "conte Aldo Rossi" (derivante dalla sua barba rossa), ispanizzato in "Conde Rossi", assunse il comando di una formazione composta dalle truppe falangiste spagnole e dal reparto dei Dragones de la Muerte un corpo speciale da lui stesso creato costituito da volontari italiani giunti in Spagna con lui e squadriglie di caccia e bombardieri d'assalto, che riuscì ad arruolare 2.500 volontari in poche settimane.
Al comando delle forze nazionaliste delle Baleari, sconfisse ripetutamente le milizie repubblicane riuscendo ad assumere rapidamente il controllo di Maiorca fortificandola. Il 6 settembre 1936 a Palma di Maiorca, nel corso di una parata militare, Bonacorsi in sella ad un cavallo bianco sfilò per la città celebrando la vittoria sugli avversari.
Successivamente, con un'azione coperta, si recò ad Ibiza, carpendo informazioni sugli avversari. Grazie a questi dati, il 20 settembre invase l'isola con 500 falangisti, conquistandola facilmente.
Terminata l'esperienza spagnola, nel 1938 venne nominato Console Generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), vicecomandante superiore MVSN nei territori dell'Impero ed Ispettore generale delle camicie nere nell'Africa Orientale Italiana (AOI), dalla quale denuncia a Mussolini inefficienze e corruzioni.

Durante la Seconda guerra mondiale, prese parte alla conquista della Somalia britannica alla guida del Reparto Speciale Autonomo della Milizia Questo reparto era costituito da circa trecento arditi con compiti di sabotaggio dietro le linee nemiche.
Alla caduta dell'Africa Orientale Italiana fu preso prigioniero dagli inglesi e trasferito in un campo di prigionia dell'India britannica. In questo periodo scrisse un opuscolo denunciante la corruzione politica e sociale della colonia italiana. Nel 1946 fu liberato ma, appena giunto in Italia, fu arrestato con l'accusa di aver partecipato all'omicidio di Anteo Zamboni; nel novembre dello stesso anno fu prosciolto per insufficienza di prove.
Nel 1949 fondò l'Associazione Nazionale Combattenti Italiani di Spagna (ANCIS), di cui divenne presidente, e aderì al Movimento Sociale Italiano. Riprese l'attività di legale nel 1950, difendendo il generale tedesco Otto Wagener, in tale occasione condannato a 15 anni per i crimini di guerra commessi a Rodi. Nel 1957 fu ricevuto dal generale Franco a Madrid, che lo ringraziò per la sua attività di combattente nella guerra civile spagnola al fianco dei nazionalisti. Si candidò alla Camera nel 1958, nelle liste del Movimento Sociale Italiano, nella Circoscrizione di Roma, ottenendo 9.489 voti di preferenza e risultando, quindi, quinto fra i non eletti del suo partito.




Il 13 novembre del 1919 i fascisti "tentano" un nuovo comizio a Lodi, dove qualche giorno prima i sovversivi hanno impedito la loro manifestazione. Una trentina, giunti da Milano, confluiscono sul teatro Gaffurio, e si inizia, finchè le porte vengono divelte e una massa inferocita si precipita all'interno. I fascisti si dispongono in gruppo serrato nei pressi del palco, a difesa degli oratori, e dopo qualche cazzottatura, per non soccombere, aprono il fuoco, facendo un paio di morti tra gli assalitori che si danno alla fuga. Solo allora Carabinieri e Guardie Regie intervengono, e li arrestano tutti. Tra essi, nomi destinati a riecheggiare spesso nelle cronache degli anni seguenti: Leandro Arpinati, Arconovaldo Bonacorsi, Italo Bresciani, Luigi Freddi, Asvero Gravelli, Mario Carità. In cella (qualcuno ci resterà per oltre 70 giorni) il buonumore non manca: Bonacorsi si improvvisa stornellatore di valore, e c'è chi pensa alla "classica" foto con autografo.

Malaga 1936

Arconovaldo Bonacorsi, nel '36 a Majorca




 A Maiorca appena liberata dai rossi




A MANACOR




 LA MILIZIA VOLONTARIA SICUREZZA NAZIONALE
La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale fu un corpo militare nell’Italia fascista. Per via del colore della camicia parte integrante della divisa di questo corpo, i suoi membri e la Milizia stessa erano noti anche come Camicie nere (nome comune con il quale la Milizia è spesso indicata anche nella storiografia non italiana). La sua fondazione risale ad una deliberazione del Gran Consiglio del Fascismo del gennaio 1923. Inizialmente pensato come milizia ad uso esclusivo del Partito Nazionale Fascista (rispondeva solo al Presidente del Consiglio e a lui solo era dovuto il giuramento, in contrasto con l’obbligo di giuramento al sovrano), nel tempo con la «costituzionalizzazione» del fascismo e con un evidente contrasto con l’esercito del Regno d’Italia, perse la sua esclusività nei compiti e finì col mescolarsi quasi del tutto con l’esercito, eccezion fatta per qualche compito puramente formale. La Milizia Volontaria partecipò alla Campagna d’Etiopia, di Spagna e nella spedizione d’ Albania. Durante il secondo conflitto mondiale fu attiva sul fronte Greco, Africano e Orientale. La Milizia vanta nel proprio medagliere: 20 Ordini militari di Savoia, 90 Medaglie d’oro, 1.232 d’argento e 2.421 di bronzo




1937
 MEDAGLIA COMMEMORATIVA DELLA CONQUISTA DI BARCELLONA

FREGIO DA COMBATTIMENTO
DELLA GUERRA DI SPAGNA




San Carlo de La Raposa 10.04.38-Un gesto dall'alto valore simbolico
il rito dell'inaugurazione dei nuovi gagliardetti della Divisione "Frecce"
benedetti nel Mediterraneo 
in: Francesco Belforte, La campagna dei volontari italiani e la vittoria di Franco, Roma 1939)



LE MEDAGLIE D' ORO ITALIANE
DELLA GUERRA DI SPAGNA


IL RIENTRO DEI VOLONTARI DALLA SPAGNA

NOVEMBRE 1938 IL RITORNO A NAPOLI DEI 
10.000 LEGIONARI DELLA GUERRA DI SPAGNA



Roma il duce consegna ai congiunti dei caduti in Spagna le ricompense al valore 

MANIFESTI ITALIANI FATTI IN OCCASIONE DELLA PARTECIPAZIONE VITTORIOSA DEI NOSTRI VOLONTARI COMBATTENTI IN TERRA DI SPAGNA 1936 – 1939